Eccoti. Bloccato sul raccordo perché sei rimasto a letto quei dieci minuti in più. La sveglia l’hai sentita, avevi gli occhi aperti che sognavano svegli. Sognavano quello che è stato e quello che potrebbe essere, ignorando il presente trascurato da te.
Bravo. Ti sei concesso dieci minuti di ipotesi diverse, di altre strade da percorrere, di decisioni delle quali sei soltanto fiero in dieci minuti delle tue ventiquattro ore cronometrate da te. Ti sei imposto questa disciplina degli orari: orari per i pasti, orari per lavorare, orari per allenarti, orari per sorridere e fare due chiacchiere. Tutti cronometrati.
Sai che la felicità invece l’orologio non ce l’ha? Non arriverà quando la aspetti, anche se la metti sul calendario. Non arriverà dentro i tuoi schemi né dentro le tue previsioni. Sarà stravolgente, arriverà come una tempesta per la quale non potresti mai essere preparato. Ti distruggerà ogni muro e romperà ogni cosa fragile. Non saprai nemmeno da dove ricominciare.
Se fa male? Tanto. Un dolore lancinante, un vuoto totale e tu davanti a un bivio che ti sei sempre ostinato a ignorare, tirando dritto per la tua strada. Ma chi te l’ha mai detto che era la tua?
Ti sei rinchiuso dietro un muro di vetro dal quale vedi il mondo. Dal quale vedi me. Dal quale ti sfioro senza che tu mi senta, senza che tu mi faccia avvicinare. A me piacciono le tempeste, camminare sotto la pioggia con i capelli sciolti che volano. Diresti che mi piacciono i guai, sono fissata con questo muro di vetro contro il quale sbatto in continuazione. Ti urlo e non mi senti.
Pero sai cosa? Sono un po’ stanca dei casini. Di essere quella che tu vedi in fondo quando non vedi nessuno altro. Quella che balla sotto la pioggia e ti parla con lo sguardo. Quella che vede oltre la tua barriera e che quasi la scioglie con un sorriso. Sono un po’ stufa di combinare i guai.
Eccoci. Bloccati su un bivio, sento la tua mano che prova a raggiungermi e ricordo il calore sul mio braccio quando ci incrociavamo nelle coincidenze tra i tuoi minuti cronometrati e la mia aleatorietà. Ma questa volta non lo sento. Vedo il tuo movimento fermo in aria. I tuoi occhi belli – troppo belli – che mi sorridono con tante parole che non ho mai capito.