Occhi neri di tempesta. Guardandoli vedo le nuvole che si avvicinano e creano una barriera scura, densa e fredda. L’elettricità pericolosa nel tuo cuore pulsante si scatena ad ogni tuono, in sintonia con il tuo respiro.
Guardo le acque calme di un lago, stagnanti e scure che mi ipnotizzano. Riflettono le nuvole che si fanno sempre più spesse, sempre più nere, sempre più calde. Le rughe del tuo sguardo muovono le acque come se un foglio fosse caduto lentamente, sfiorando appena la superficie.
Quando mi guardi entra la luce di un lampo in una stanza buia. I muri di vetro tremano e rivelano l’interno spoglio. Quando mi fissi mi sento sotto un riflettore sul palco. Entrata in scena respiro fondo e comincio la recita, la platea si fonde e si trasforma una, nera. Il tuo sguardo.
Faccio un passo avanti, con lo sguardo fiero e la voce forte. Ti siedi dritto sulla sedia, preso da ogni movimento delle parole. Quando ti fisso, spazzo via le nuvole, creo onde nelle acque del tuo sguardo, vedo oltre quegli occhi neri e mi perdo nella loro profondità.
Sosteniamo il respiro per andare più a fondo, ci guardiamo sotto quell’acqua dove gli altri diventano rumori lontani, dove ci vediamo solo noi due. I tuoi occhi di tempesta e i miei, pieni di onde dell’oceano. Col respiro sospeso ci guardiamo un altro po’ e un po’ ancora, prima di sentire che i polmoni chiedono aria, chiedono una via di fuga.
Emergiamo insieme in una folla di riso, di voci che strillano e di corpi che si muovono. Le mie dita sfiorano le tue per rammentare. Le onde del mio sguardo si ritirano sulla sabbia, le acque dei tuoi occhi si fermano senza vento. Ci mischiamo nella altrui realtà.